Domenica, 31 Gennaio 2010 11:56

Una chiesa del silenzio o una religione senza costrutto morale?

Scritto da  Gerardo

Riceviamo e diffondiamo alcune annotazioni sulla pubblicazione, nell'ambito del "Dossier dell’Osservatorio sulla camorra e sull’illegalità", di parti del volume di Isaia Sales dal titolo I preti e i mafiosi.
Nel seguito, per esteso, le note del padre gesuita Domenico Pizzuti.



UNA CHIESA DEL SILENZIO O UNA RELIGIONE SENZA COSTRUTTO MORALE?


Il Dossier dell’Osservatorio sulla camorra e sull’illegalità ha pubblicato ieri ampi stralci del volume di Isaia Sales, "I preti e i mafiosi", nei prossimi giorni in libreria, frutto di una ricerca annunciata su un terreno scottante ma non eludibile riguardante i rapporti tra “mafie” e chiesa cattolica nelle regioni meridionali del paese.

Scorrendo le pagine del testo si è colpiti dall’incalzare di domande sulla religiosità devozionistica dei mafiosi, sul silenzio legittimante delle strutture ecclesiastiche nei confronti delle organizzazioni criminali, sulla mancata scomunica dei mafiosi, e così via, che denotano un’ intima partecipazione se non delusione nei confronti dell’operato della chiesa cattolica nel Mezzogiorno, Sembra quasi che si tratti di una questione personale in riferimento ad una religiosità ed un’operato della chiesa cattolica che è stato predominante nei contesti di appartenenza, quindi una scandalo, un tradimento, un venir meno ad una missione religiosa ma anche civile nel corso di un secolo e mezzo di storia nei confronti delle diverse “mafie” regionali. Un materia incandescente nelle mani e nel cuore che viene analizzata secondo percorsi storici, sociologici, culturali e politici attingendo ad un ampia documentazione che pone ed illumina il problema. E naturalmente fa discutere.

Le domande che predominano nei capitoli iniziali ma anche in quelli conclusivi, contengono a nostro avviso non solo elementi analitici ed interpretativi portati alla luce ma già le direzioni delle risposte da parte dell’Autore, cioè una presa di posizione sull’operato storico della chiesa cattolica nelle regioni d’Italia, non solo per una mancata scomunica dei mafiosi, in vista del “che fare” finale. Ad un certo punto l’A. fa riferimento ad un mancato “incivilimento” delle popolazioni meridionali da parte della chiesa cattolica nei confronti della violenza mafiosa, come il sociologo tedesco U. Beck nel recente volume <>, Editori Laterza, Roma-Bari 2009, che discute alcuni modelli di incivilimento dei conflitti religiosi e quindi il ruolo delle religioni per moderare la violenza nell’epoca della globalizzzione.

A dire del Nostro, il fulcro del problema è <>, che consente di parlare di un “silenzio legittimante”. Gli elementi proposti dall’Autore, almeno fino agli anni settanta, vanno in questa direzione per una cesura tra una religiosità personale e sociale devozionistica dei mafiosi e l’operato criminale, cioè i codici dell’agire deviante per dirla con Max Weber, per conseguire vantaggi materiali nell’al-di-qua. È facile riferirsi ad un’ incoerenza tra i diversi piani dell’agire, ad una non consequenzialità dell’agire religioso sul piano dei comportamenti. È illuminante a questo riguardo una lezione di Benedetto Croce ("Uomini e cose della vecchia Italia", II, Laterza Bari 1956) che, riferendosi all’immagine della religiosità napoletana diffusa nel secolo XVII presso viaggiatori e scrittori nella città partenopea dissonante con quella dei paesi di origine, scrive: <>. Una religiosità appariscente, esteriore, senza costrutto morale. È una connotazione della religiosità delle plebi napoletane del secolo XVII secondo un approccio antropologico-culturale, non scevro da empatia, che certo non assolve.

Ci auguriamo che anche studiosi delle scienze religiose, formatori e responsabilità ecclesiali si pongano queste domande in un confronto interdisciplinare, per un diffuso e deciso cambiamento di mentalità e comportamenti che non lasci spazio ad ambiguità sull’inconciliabilità tra mentalità ed agire mafioso e Vangelo. Il Segretario della CEI, a conclusione del Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, in merito alla questione della criminalità organizzata ha ribadito ieri la <>. Tra Vangelo e mafia esiste <> (Avvenire, 30 gennaio 2010, p.9). La conclusione non solo del volume: <>.


Napoli, 30 gennaio 2010

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